Sul Trasimeno rivive il West con l'allevamento di bisonti di Massimiliano Gatti. Qui si fondono etica ed hi-tech, nel 2020 il premio Oscar Green
Sul Lago Trasimeno pulsa il fascino dell'antico West americano. Un giovane imprenditore, Massimiliano Gatti, nel 2018 ha dato vita al primo allevamento di bisonti in Italia che oggi gli sta regalando grandi soddisfazioni. L'ultima è arrivata con la vittoria del premio Oscar Green 2020, un riconoscimento nazionale promosso da Coldiretti Giovani Impresa dedicato a chi ha iniziato un percorso di ricerca, diversificazione e innovazione nel campo agricolo.
Ci troviamo nella Valle del Perugino, in Umbria, alle pendici di Panicale, uno dei borghi più belli d’Italia. Qui, in effetti, Massimiliano Gatti qualcosa di veramente unico l'ha creato. Numerosi capi di autentico bisonte americano - scientificamente conosciuto come Bison Bison e visto tante volte nei film western – allevati allo stato brado e monitorati con una tecnologia hi-tech.
“Sono controllati con micro chip per attività motoria, temperatura corporea e riconoscimento – racconta Massimiliano Gatti - hanno a loro disposizione mangiatoie intelligenti per una dieta a base di carne molto buona, ipocalorica e tenera, con bassissima presenza di grassi, erba e fieno integrati con cereali e minerali senza l'uso di antibiotici. Non subiscono stress dovuto alla presenza umana, vivono indisturbati su grandi spazi, allo stato brado totale. Sono liberi di vivere in branco, la monta è naturale e le mamme non vengono mai separate dei loro vitellini. Il bisonte, una volta raggiunta l'età adulta, lascia la madre per unirsi al branco degli adulti in modo totalmente spontaneo”.
Gatti ha iniziato ad interessarsi a questo animale nel 2015, dopo un viaggio di lavoro negli Stati Uniti. Lì ha assaggiato la carne di bisonte e ha maturato l'idea di produrla anche in Italia.
“Questi animali hanno un fascino incredibile – continua Gatti - hanno ricoperto un ruolo fondamentale per l’umanità, soddisfacendo due bisogni primari, quello di nutrirsi e coprirsi. Abbiamo scelto di allevarli liberi perché l’uomo non deve umanizzare chi nasce libero. A stimolarmi anche le carni di questo animale: magre (1,4% di grassi), con colesterolo quasi assente, ricche di omega 3 e omega 6 e con tanto ferro (il 70% in più rispetto al manzo) oltre alle vitamine B6 e B12. E poi c'è l'aspetto della versatilità: del bisonte non buttiamo via nulla. Conciamo le pelli per realizzare cinture e altri accessori di abbigliamento (disponibili sul sito www.massimilianogattiatelier.it), le corna e le ossa per montature degli occhiali e utensili moderni, raccogliamo la lana (che perde in estate per alleggerire il mantello) e con il grasso perirenale creiamo cosmetici”.
Massimiliano Gatti vende invece la carne sul suo e-commerce, carnipregiate.it, oltre che a tutta una serie di ristoranti della zona che hanno imparato a conoscere e apprezzarne la qualità. “Proponiamo diversi tagli di carne – spiega Gatti – dalla bistecca ai burgers, dal filetto allo spezzatino, dalle ribs al brisket e molto altro che spediamo direttamente a casa con corriere refrigerato. La carne di bisonte oltre ad avere grandi proprietà nutrizionali è molto versatile, per questo è molto apprezzata anche dagli chef”.
Gatti ci tiene a sottolineare che l'abbattimento avviene in campo, non prima che il bisonte abbia raggiunto i quattro anni di età, così da evitare la stressante pratica del viaggio al mattatoio. Il bisonte non viene mai abbattuto prima che la sua carne non sia prenotata e tutta destinata al consumo umano.
“Il bisonte è un animale libero e non è addomesticabile – spiega Gatti, facendoci conoscere più da vicino questo animale - corre fino a 60 chilometri orari e può fare salti di 1 metro e 70. Ha bisogno di correre, fare a "cornate", giocare con gli altri membri del branco. E' curioso e quando lavoriamo in allevamento spesso si avvicina ma senza dare confidenza. Vive sempre in branco e con gerarchie molto strette, determinate dal capo branco”.
Il destino ha anche voluto che vicino all'allevamento di Gatti siano stati rinvenuti dei fossili del Bison Priscus, l'antenato del Bison Bison che ha popolato l'Italia fino a 15mila anni fa. “Una storia di resilienza che possiamo raccontare anche attraverso il nostro progetto – conclude – e che per questo mi rende molto orgoglioso”.