Abbiamo incontrato Orange Fiber, azienda di Catania che trasforma il pastazzo degli agrumi dal quale viene estratta la cellulosa che poi viene filata e tessuta. In questo modo si crea un prodotto sostenibile e si evitano alti costi di smaltimento
CATANIA. Produrre tessuti per le grandi marche della moda utilizzando gli scarti degli agrumi. L’idea, che ha dato il via ad un brevetto e ad una produzione che va avanti dal 2014, è di un’azienda di Catania: la Orange Fiber. Innovativa, sostenibile e rivoluzionaria. Tanto da aver già stretto collaborazioni con brand del calibro di Salvatore Ferragamo, H&M e E. Marinella.
Grazie alla tecnologia sviluppata e brevettata dall’azienda, il sottoprodotto dell'industria dei succhi di agrumi, ovvero tutto quello che resta dopo la spremuta per consumo alimentare - si tratta del 60% del peso originario dei frutti - viene trasformato in un materiale innovativo per la moda. La filiera è interamente europea, con una base produttiva a Catania, un partner strategico per la produzione di fibra in Austria - Lenzing, ed una rete di aziende di produzione nei principali distretti italiani. Il processo Orange Fiber è stato brevettato nel 2014 in Italia e in seguito è stato esteso nei principali paesi produttori di succhi di agrumi, con l'obiettivo di replicare e scalare la tecnologia nei mercati più promettenti.
«Orange Fiber nasce dal desiderio di portare innovazione e sostenibilità all’interno del settore tessile e della moda - spiegano dall’azienda guidata da Enrica Arena, cofondatrice assieme a Adriana Santanocito - e di generare valore per la nostra terra, la Sicilia, trasformando un problema in una risorsa economica. Nel 2011, nel corso dei suoi studi in Fashion Design all’AFOL Moda di Milano, Adriana Santanocito ha l’intuizione di poter creare un tessuto dagli agrumi. L’idea prende forma grazie ad uno studio di fattibilità svolto in collaborazione con il Politecnico di Milano e dopo tre anni viene fondata l’azienda».
Ma perché proprio le arance? «Secondo dati aggiornati, in Italia ogni anno si producono circa 700.000 tonnellate di pastazzo di agrumi, ovvero tutto quello che resta dopo la spremitura industriale delle arance per uso alimentare, che rappresenta un problema per l’intera filiera agrumicola a causa dei suoi elevati costi di smaltimento per le industrie di succhi e per l’ambiente. Passare dall’idea alla pratica chiaramente non è stato né semplice né immediato. Tra il 2014 e il 2016, l’azienda ha presentato i primi prototipi di tessuto, inaugurato il primo impianto pilota per l’estrazione della cellulosa da agrumi ed avviato la prima produzione industriale. Poi nel 2017 è avvenuto l’ingresso ufficiale nel mercato con la prima collezione realizzata da Ferragamo».
Quindi nel 2019 le collaborazioni si sono estese ad H&M, colosso svedese della moda, e a E. Marinella, che ha firmato una collezione di cravatte sostenibili utilizzando il tessuto Orange Fiber. Lo stesso anno l’azienda ha avviato un piano di investimenti con l’obiettivo di aumentare la propria capacità produttiva e ha realizzato un nuovo impianto di produzione in Sicilia grazie ai fondi raccolti attraverso la campagna di equity crowdfunding lanciata sulla piattaforma CrowdFundMe.
Il processo brevettato dall’azienda catanese parte dal pastrazzo di agrumi, cioè quel residuo umido che resta al termine della spremitura industriale degli agrumi e che solitamente le aziende agricole sono costrette a smaltire con importanti costi economici e ambientali. Dal pastazzo viene estratta la cellulosa che può essere filata e di conseguenza tessuta. I primi prototipi sono stati un raso bianco naturale e un pizzo nero e bianco. Ma con lo sviluppo della produzione si è arrivati a sviluppare un twill, un jersey e un popeline, unendo il tessuto prodotto dagli agrumi rispettivamente con la seta comasca, elettane e il cotone.
«Quello che produciamo - proseguono - è un materiale sostenibile perché non sfrutta risorse naturali vergini e riutilizza un sottoprodotto, non rivale al consumo alimentare, riducendo così lo sfruttamento di terra e acqua e l’uso di pesticidi inquinanti. Per le sue peculiarità, il nostro prodotto è capace di rispondere alle nuove esigenze di innovazione e sostenibilità dell’industria della moda con un tessuto elegante e di qualità, capace di unire etica ed estetica e conservare intatte le risorse del pianeta per le generazioni future. Versatili e senza tempo, i nostri tessuti sono di colore bianco naturale ed è possibile poi tingerli, stamparli, colorarli e lavarli come i tradizionali tessuti sul mercato».
Nel 2019 Orange Fiber è passata da startup a PMI innovativa e, a seguito della campagna di equity crowdfunding, ha raccolto 650mila euro da 365 investitori, ridefinendo il suo consiglio di amministrazione e il team di lavoro. Nel 2020 ha concluso la produzione della prima tonnellata di nuova cellulosa da agrumi. I passi avanti negli anni sono stati enormi, ma la voglia di continuare a crescere innovando rimane intatta.
«L’obiettivo per il prossimo futuro è aumentare la nostra capacità produttiva fino a 60 tonnellate di cellulosa da agrumi l’anno e stringere collaborazioni lungo tutta la filiera per soddisfare in maniera più veloce ed efficiente le numerose richieste dei brand che riceviamo. L’incremento della capacità produttiva ci permetterà di coinvolgere target di clienti diversi e di ampliare i nostri orizzonti di mercato penetrando nuovi settori, come ad esempio quello dei tessuti per l’arredamento o del design di interni che già da tempo mostrano interesse nei confronti dei nostri prodotti».