Gli smash burgers

Gli smash burgers hanno origine nel Midwest nel 1921, quando White Castle inaugurò il suo primo punto vendita a Wichita, Kansas, presentando l'hamburger quadrato ben pressato sulla piastra durante la cottura, creando così il primo hamburger piatto ufficiale.


  • 05.06.2024

Gli smash burgers hanno origine nel Midwest nel 1921, quando White Castle inaugurò il suo primo punto vendita a Wichita, Kansas, presentando l'hamburger quadrato ben pressato sulla piastra durante la cottura, creando così il primo hamburger piatto ufficiale. Questi hamburger, esattamente l'opposto delle polpette spesse tra 1,5 e 2 cm da non schiacciare mai durante la cottura, divennero popolari negli Stati Uniti tra gli anni Venti e Cinquanta grazie alla perfetta caramellizzazione esterna e al cuore succoso.

Il fenomeno scomparve con la diffusione degli hamburger surgelati e delle catene di fast food come McDonald's. Tuttavia, è tornato in auge, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, grazie a chef come Joe Bastianich e la sua Joe’s American Factory, che hanno abbracciato e diffuso la filosofia smash burger. La tecnica richiede carne fresca di alta qualità, pressata sulla piastra rovente entro i primi 30 secondi con uno smasher apposito. Questo ritorno di interesse è evidenziato anche da apparizioni televisive, come a Masterchef Italia, dove Bastianich ha raccontato l'hamburger del momento.

Tecnica dello smashing

La tecnica dello "smashing" consiste nel pressare con forza il patty di hamburger su una padella rovente durante la cottura. Questo metodo, popolare nel Midwest degli Stati Uniti, ha radici storiche che risalgono agli anni '20, quando la catena di fast food White Castle iniziò a servire gli "smashed burger". Negli anni '30, la pratica si diffuse ulteriormente grazie a numerosi piccoli negozi di famiglia e fast food come Steak'n Shake, Culver's, In-n-Out, Five Guys, Shake Shack e Smashburger.

Sì, è vero che la tecnica dello "smashing" richiede carne fresca, poiché non è possibile applicarla a un patty congelato. Questo ha portato molte catene di fast food ad adottare tecniche di cottura diverse.

Esattamente, la cottura di un "smashed burger" consente di ottenere una crosta perfettamente uniforme e croccante, il che è difficile da replicare con un normale patty. Con la cottura tradizionale, si cerca spesso un equilibrio tra la formazione della crosta e il grado di cottura della carne.

Tuttavia, ci sono due approcci che non portano sempre a risultati ottimali:

1. Cuocere ad alta temperatura: questo può creare una crosta consistente, ma non uniforme. Inoltre, il rischio di bruciare alcuni pezzi di carne è maggiore mentre si aspetta che tutta la superficie diventi dorata e croccante.

2. Cuocere con calore moderato: sebbene questo possa produrre una crosta più uniforme, allungando i tempi di cottura si rischia di far asciugare troppo il patty.

Lo "smashing" risolve queste problematiche, consentendo di ottenere una crosta perfettamente uniforme e croccante, che rende più intenso il sapore di ogni morso.


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