Il futuro del sostentamento proteico globale è un tema che sta attirando crescente attenzione da parte dei governi, a causa delle preoccupazioni legate all'eccessivo consumo di carne e agli impatti negativi degli allevamenti intensivi. Sebbene le alternative vegetali siano in crescita, non sono sufficienti a colmare il divario proteico attualmente coperto dalla carne. In risposta a questa sfida, l'Europa sta sviluppando progetti e studi per valutare la fattibilità di fonti proteiche alternative non vegetali. Recentemente, l'European Parliamentary Research Service ha presentato un rapporto che identifica quattro principali fonti proteiche del futuro: alghe, insetti, fermentazioni microbiche e carne coltivata.
Attualmente, l'agricoltura occupa un terzo delle terre globali, di cui il 70% è destinato all'allevamento di bestiame, che fornisce meno del 20% delle calorie umane. In questo contesto, le fonti proteiche alternative come insetti, fermentazioni microbiche e carne coltivata offrono un utilizzo del suolo più efficiente rispetto alle proteine tradizionali. In particolare, alghe e insetti si distinguono per l'uso sostenibile del suolo, presentando un impatto ambientale significativamente inferiore rispetto all'allevamento convenzionale.
I nuovi alimenti
Il termine "nuovo alimento" è stato introdotto nel nostro vocabolario il 15 maggio 1997, quando l'Unione Europea ha implementato il primo Regolamento in materia. Secondo questa normativa, rientrano nella categoria dei "nuovi alimenti" (o *novel food*) tutti quei prodotti che non sono stati ampiamente consumati nell'UE prima di quella data.
Prima di approdare sulle nostre tavole, i "nuovi alimenti" sono stati utilizzati principalmente nell'ambito zootecnico, come mangime per polli e galline. Gli allevatori, infatti, hanno iniziato a utilizzare concimi a base di insetti per far fronte all'aumento dei costi delle materie prime e alle difficoltà di trasporto. Questo cambiamento ha portato benefici significativi, sia dal punto di vista economico che in termini di sostenibilità, riducendo l'impatto ambientale degli allevamenti.
Alghe
Le alghe stanno emergendo come una promettente fonte proteica, con una produzione mondiale in rapida crescita dal 2017. Si prevede che possano soddisfare una parte significativa della domanda proteica globale entro il 2050, con il potenziale di sostituire fino a un terzo della farina di soia nella dieta di suini e pollame. A livello nutrizionale, le alghe sono ricche di vitamine come A, K e B12, oltre a minerali essenziali come magnesio, calcio, ferro e iodio, rendendole un ottimo integratore nella dieta umana. Tuttavia, ulteriori studi sono necessari per comprendere meglio il profilo nutrizionale specifico delle diverse varietà di alghe.
Uno studio inglese ha analizzato l'apporto proteico di due specie di alghe, spirulina e clorella, confrontandole con una fonte proteica fungina. Lo studio ha coinvolto 36 giovani adulti sani e ha valutato la sintesi della proteina miofibrillare, un indicatore della rigenerazione muscolare. I risultati hanno mostrato che le proteine delle alghe, in particolare la spirulina, aumentano la concentrazione di aminoacidi nel sangue e stimolano la sintesi proteica in modo simile alle micoproteine, sia a riposo che dopo esercizio fisico. Questi risultati suggeriscono che le alghe potrebbero essere una valida alternativa proteica per sostenere la rigenerazione muscolare, con potenziali benefici anche per gli anziani.
Insetti
Il mercato degli insetti destinati all'alimentazione umana e animale è in forte crescita, con previsioni che stimano una produzione globale di 3,1 milioni di tonnellate entro il 2030. In Europa, grazie alle recenti autorizzazioni, si prevede che la produzione raggiungerà 260.000 tonnellate nello stesso periodo. Il potenziale degli insetti come mangime sembra essere particolarmente promettente, con una crescita prevista di 2,7 milioni di tonnellate entro il 2030. La maggior parte di questi insetti sarà destinata all'acquacoltura e agli alimenti per animali domestici, con una quota che passerà dal 50% attuale a oltre l'80% della produzione europea.
Gli insetti offrono un profilo nutrizionale impressionante, con un contenuto di proteine grezze che varia dal 43% al 53% nei vermi e dal 32% al 48% nella mosca nera soldato, simile a quello della carne di manzo e di pollo. Inoltre, alcuni insetti, come il verme giallo, contengono fibre, grassi e carboidrati in quantità superiori rispetto a molte fonti proteiche convenzionali.
L'allevamento di insetti è sostenibile, con un basso impatto ambientale, ridotte emissioni di gas serra e la capacità di ridurre lo spreco alimentare. Considerati i costi crescenti delle proteine animali e la crescente domanda globale, gli insetti rappresentano una soluzione innovativa e sostenibile per soddisfare le future esigenze proteiche.
Fermentazione microbica
Le proteine alternative derivate da microrganismi stanno emergendo come un elemento cruciale per il bilancio proteico globale. Entro il 2035, si prevede che le proteine alternative basate su microrganismi raggiungeranno una produzione di 22 milioni di tonnellate a livello mondiale, rappresentando il 2,5% del mercato globale delle proteine della carne e delle sue alternative. Si stima che entro il 2025 queste proteine raggiungeranno la parità di prezzo con i prodotti a base di carne tradizionale.
Dal punto di vista nutrizionale, le micoproteine sono particolarmente apprezzate per il loro alto contenuto di fibre e proteine, oltre al basso contenuto di grassi. Inoltre, sono una fonte preziosa di minerali come zinco, calcio e ferro, con concentrazioni comparabili o superiori rispetto alle proteine convenzionali. Tuttavia, le micoproteine contengono meno vitamine rispetto alle fonti proteiche tradizionali.
Il profilo nutrizionale delle proteine ottenute tramite fermentazione microbica, come le alternative casearie, varia a seconda dei microrganismi utilizzati, che possono includere batteri, lieviti, o cellule animali e vegetali. Questo fattore rende le micoproteine un'opzione versatile e promettente per il futuro dell'alimentazione sostenibile.
Carne coltivata
Uno studio prevede che la produzione di carne coltivata resterà limitata fino al 2050, con meno di 100.000 tonnellate vendute entro il 2051. In confronto, nel 2018 la produzione di carne convenzionale ha raggiunto 346 milioni di tonnellate, e quella di frutti di mare nel 2015 era di 200 milioni di tonnellate. Perché la carne coltivata rappresenti il 5-7% della domanda di carne prevista nel 2051, sarebbero necessari almeno 50 milioni di tonnellate. Tuttavia, altre proiezioni suggeriscono che la carne coltivata potrebbe coprire dallo 0,5% dell'offerta globale entro il 2030 fino a 6 milioni di tonnellate entro il 2035.
Dal punto di vista nutrizionale, la carne coltivata dovrebbe avere un contenuto proteico simile a quello della carne convenzionale, ma la durata del processo di coltivazione potrebbe influire sulla qualità delle proteine. Anche il contenuto di grassi può essere modulato durante il processo di produzione. In paesi come Singapore, Israele, Paesi Bassi e Stati Uniti, la carne coltivata è già in commercio, sebbene in Europa e in Italia non sia ancora autorizzata. Se l'EFSA e la Commissione europea concedessero il via libera, la carne coltivata potrebbe essere importata e venduta anche in Italia, nonostante eventuali divieti nazionali.
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