Il presidente Diego Ciarloni: "Oltre all'aspetto morale e sociale c'è anche quello ambientale: si evita che il cibo venga buttato in discarica senza essere differenziato e generi inquinamento"
In un mondo sommerso dal cibo, sia visivo che reale, è inevitabile che una parte, una bella parte, vada sprecato e finisca nei cassonetti dei rifiuti che, lo sappiamo, sono uno dei problemi che la nostra opulenta società occidentale deve risolvere affinché non vi siano risorse importanti disperse a danno di tutti e dell’ambiente dove viviamo.
Proprio per arginare lo spreco alimentare del cibo e, allo stesso tempo, utilizzarlo per chi ne ha davvero più bisogno, è nata questa meravigliosa iniziativa di Foodbusters (gli acchiappacibo) che raccontiamo oggi, anche considerando che l’etimologia della parola cibo non prevede sprechi perché passa dal greco al latino e rimanda al termine misura e quindi quanto occorre al mantenimento di un uomo per un giorno.
I foodbusters sono delle persone che, tra il 2016 e il 2017, si sono messe insieme dando vita alla prima associazione di recupero del cibo. Sono marchigiani e da lì si sono estesi con la loro brillante iniziativa in tanta parte d’Italia con un percorso eco-sostenibile. Come? Creando un circolo virtuoso che parte dal potenziale alimento-rifiuto, come lo chiamano loro, che abbia le sue qualità intatte per essere portato laddove ve ne sia bisogno.
Trasformandolo così in una risorsa che, letteralmente, sfama delle persone e, cosa ancora più importante, allo stesso tempo può offrire loro la possibilità di un dignitoso reintegro sociale, attraverso il loro coinvolgimento nella distribuzione del cibo per pagarsi magari una bolletta.
Con passione ci racconta Diego Ciarloni, Presidente Associazione Foodbuster ODV (Organizzazioni di Volontariato), che “lo spreco alimentare viene associato spesso alla solidarietà e basta. E invece se io vado da qualsiasi attività che abbia del cibo in eccesso e dico recupero le eccedenze alimentari, anche voi metteteci qualcosa in più del vostro, perché ci possono essere sgravi fiscali, perché c’è un ritorno di immagine, perché la cosa è sostenibile, perché l'economia circolare funziona così. Perché si evita che il cibo venga buttato in discarica senza essere differenziato e generi di conseguenza inquinamento”.
Si, perché i settori dove la rete Foodbuster collabora sono molti. Gli attori, eco-equo e solidali, come li definiscono loro, sono i ristoranti, gli hotel, i supermercati, che così possono entrare a far parte di una comunità di attività virtuose, unite dalla consapevolezza che il successo dell’impresa passa anche dall’attenzione al non spreco del cibo.
Cogliendo nel contempo la crescente sensibilità della clientela, rispettando l’ambiente, operando in maniera etica e solidale, e creando nuove ed efficaci opportunità di marketing e comunicazione sposando l’idea della crescita di economia circolare e sociale utile a tutta la comunità.
Ma quali sono state le prime iniziative? L’idea iniziale è stata pensando ai matrimoni, ci dice Diego. “A volte possono essere lo stereotipo dello spreco, lo sfarzo del cibo, con una serie di portate infinita e la pensata era questa: ma se tutto quel cibo che effettivamente rimane in eccedenza riuscissimo a recuperarlo e portarlo dove serve? Il passo successivo è stato quello di pensare alle persone: se andiamo ai matrimoni, ho pensato, potremmo intercettare in quegli eventi tante varietà di persone. Che possono in qualche modo entrare in contatto con l'idea del non spreco e magari da lì poter ampliare, fare circolare l'idea e magari promuovere qualche azione più importante in un supermercato o in un'azienda agricola. E da lì hanno cominciato a conoscerci e le mense ci hanno aperto le porte perché all'inizio non eravamo nessuno e quindi era anche semplicemente difficile presentarci.”
“Ora ai matrimoni si concorda con gli sposi o con il wedding planner (organizzatore di matrimoni) o direttamente con il ristorante o catering, l’ora del ritiro, e individuiamo assieme la/le strutture/mense solidali da coinvolgere per la consegna sul territorio.
Così lo stesso nei meeting aziendali. Diamo la possibilità di usare il nostro logo e i nostri riferimenti per tutto il materiale di invito ed accoglienza. Documentiamo on line in tempo reale sia il ritiro che la consegna del materiale che potrà essere condiviso riproposto ed usato anche dall’azienda nei propri canali di comunicazione on e off line. Facciamo entrare in azione i foodbusters armati di contenitori per alimenti, guanti di protezione e furgoni per il trasporto del cibo all’ora concordata.”
Il tutto applicando concretamente i dettami della strategia UE “Farm to Fork” in tema di sostenibilità alimentare che è stata studiata per trasformare il sistema alimentare europeo, rendendolo più sostenibile sotto diversi aspetti e riducendo il suo impatto sui Paesi terzi.
Infatti il suo scopo è anche quello di innescare un miglioramento degli standard a livello globale, attraverso la cooperazione internazionale e le politiche commerciali che coinvolgono i Paesi terzi.
In ultimo, tanto per dare l’idea del lavoro che Foodbuster fa, basti dire che negli ultimi tre anni sono transitati nell’organizzazione 1.498 kg di cibo, di cui rispettivamente provenienti 1.021 kg dalla ristorazione, 430 kg dai privati e 47 kg dalla grande distribuzione.
Tutte le informazioni al sito https://www.foodbusters.it/index.php
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