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Come dall'aglio nasce la... carta

Vi raccontiamo come Alfonso Esposito e Rosa Ferro trasformano nella loro azienda agricola gli scarti dell'aglio in carta. Un prodotto a km zero dove si può scrivere e disegnare come sulla carta tradizionale, con delle imperfezioni che la rendono unica

Paolo Marcucci

SALERNO. Le piante viaggiano, come ci insegnano i botanici, certo con i loro tempi lunghi, ma percorrendo migliaia e migliaia di chilometri e così colonizzando le varie parti del mondo partendo dalle loro terre d’origine. Il protagonista della storia di oggi, insieme a Rosa Ferro che ne ha fatto un uso innovativo, è una pianta che conosciamo tutti: l’aglio.

Le origini sono dell’Asia centrale e poi, una volta scoperto, si è diffuso intorno al 3.000 a.C., velocemente in tutta l’area mediterranea (raffigurazioni sono state trovate nelle piramidi egizie) e da lì nel resto del mondo. I motivi della diffusione intensa sono dovuti principalmente alle due caratteristiche essenziali d’uso: le proprietà curative e la capacità di insaporire i cibo e le pietanze. Nell’antico Egitto faceva anche parte della dieta degli schiavi per la loro salute, oppure veniva usato, mischiato a volte con il pane, anche per lenire e diluire il veleno e il dolore dovuti ai morsi di serpente. Del resto proprio dall’Egitto, ci ricorda la Bibbia (cap. 11), gli ebrei in fuga verso la Terra promessa, rimpiangono l’aglio d’Egitto (Bibbia,

Quindi le proprietà dell’aglio, oltre all’uso in cucina, sono conosciute da sempre: nel Medioevo, per le sue caratteristiche antisettiche, veniva usato dai medici che con il succo ne imbevevano le mascherine per proteggersi dalle infezioni. Nel corso del tempo l’aglio è stato anche definito come la farmacia dei poveri per le caratteristiche terapeutiche, e anche i pellegrini infatti lo portavano sempre, insieme alla cipolla, nella bisaccia a tracollo con cui si spostavano (le piante che nascevano sottoterra erano per il popolo, invece le piante che crescevano sugli alberi erano peri ricchi...).

La storia che raccontiamo oggi ci porta nel Parco Nazionale del Cilento dove, al confine tra il comune di Ottati e quello di Aquara, lungo le sponde del fiume Fasanella, una giovane società, "Il mondo dell’erba", utilizza i suoi appezzamenti agricoli per tutta una serie di prodotti dell’orto, tra cui l’aglio, proprio dal quale deriva l’uso innovativo degli scarti della lavorazione in una visione che, partendo dalla natura selvaggia e incontaminata di questi luoghi, si lega al concetto di auto fertilità dei suoli ed escludendo quindi il trattamento chimico.

Per Rosa e Alfonso, compagni di vita e di questa avventura, è in questo approccio che è contenuto il vero futuro dell’agricoltura, pur essendo consapevoli delle difficoltà che questo ha comportato e comporta alla redditività aziendale, soprattutto nei primi tempi del percorso societario.

L’invenzione, l’idea, è stata quella di creare la carta dall’aglio e più precisamente dagli scarti dell’aglio che sempre ci sono nel ciclo di produzione di questi ortaggi, che così diventa completo e auto sostenibile. Ogni anno, in autunno, durante la lavorazione e la semina, Rosa si è accorta che una grande quantità di materiale dell’aglio, dalla tunica alle radici, veniva scartato, buttato e non riutilizzato (lo scarto nobile è anche all’origine del nome dell’Accademia della Crusca).

Da qui è partita per sfruttare e trasformare questo componente organico in qualcosa di diverso, la carta, e produrre un oggetto raffinato a km zero, tenendo conto così della sostenibilità e della biodiversità autoctona: dai generici agli francesi degli inizi ha cominciato a selezionare e riscoprire pian piano piante di aglio locale facendo così rinascere piante finite nel dimenticatoio della filiera commerciale ordinaria.

Il prodotto è fatto interamente a mano fino, lavorandolo fino a derivare un composto finale che partendo dagli scarti dell’aglio e aggiungendovi acqua e amido di mais, e senza componenti chimici, permette di ricavare una pasta dalla quale poi si ottiene la carta e altri oggetti.

La carta così artigianalmente lavorata, simile al cartoncino e leggermente ruvida, ha delle piccole imperfezioni che la rendono unica. Si producono così oggetti anche di colori diversi, perché la tunica d’aglio assorbe bene coloranti naturali, e sulla superficie della carta ottenuta si può disegnare e scrivere come sulla carta tradizionale.

Queste fasi produttive, tipiche dell’economia circolare, ogni anno variano in relazione alla quantità disponibile di tunica d’aglio e quindi le serie annuali sono quasi sempre limitate e variabili. Il ciclo valorizza e mette in risalto l’idea stessa e il profumo della terra che la esprime in armonia con lo spirito di chi, come Rosa, si è messa in discussione e ha fatto scelte coraggiose.

Questo lavoro ha portato all’importante premio di Coldiretti. Infatti vince la finale nazionale di Oscar Green per la Campania, nella categoria 5.Terra, con il suo foglio di carta dall'aglio.

Rosa Ferro, laureata in Scienze ambientali, in un’intervista  racconta di come è riuscita a passare dal lavoro di laboratorio a quello di agricoltore: “Quando ho conosciuto Alfonso – prima che diventasse mio marito – abbiamo condiviso il desiderio di dedicarci all’agricoltura, ne abbiamo parlato tanto, per lui era un sogno, per me la possibilità di una vita più libera rispetto alle incombenze della città e dell’ufficio. Non era il mio ambiente, sempre sottoposta a condizioni di lavoro inique. Da donna soprattutto mi sono sentita limitata nelle mie ambizioni e anche nei diritti, finché mi sono liberata da queste tensioni trovando il luogo perfetto per avviare l’azienda agricola e cambiare tutto.” L’inizio dell’attività della società “Il dono dell’erba” è del 2017 e Rosa aveva 33 anni, mentre Alfonso ne aveva 36.

Quello che è interessante è che, come ci racconta Rosa, questo percorso ha permesso di scoprire e allearsi con altri produttori locali. Infatti, dagli inizi con l’aglio francese, si è poi passati piano piano a introdurre e usare agli autoctoni più adatti al territorio, anche per mantenere e incrementare le specie locali. Questa collaborazione tra produttori della zona ha fatto sì che la disponibilità di partenza della materia prima per la produzione della carta d’aglio, sia molto aumentata andandosi ad aggiungere alla risorsa iniziale limitata alla sola produzione di Rosa e Alfonso.

La collaborazione ha portato poi anche altri sviluppi artigianali e industriali, come il progetto AGLIOG che “punta a tutelare e valorizzare la coltura dell’aglio, attraverso il recupero e la caratterizzazione dell’‘aglio del Tanagro’ e di altri ecotipi locali campani e la trasformazione di bulbi e/o foglie in nuovi prodotti gourmet ad elevato valore nutraceutico da destinare al settore gastronomico e della ristorazione.” (https://www.innovarurale.it/it/pei-agri/gruppi-operativi/bancadati-go-pei/laglio-del-tanagro-prodotti-gourmet-recupero-e ) .

Tornando invece a Rosa Ferro Alfonso Esposito, per loro gli sbocchi di vendita attuale dei prodotti sono nei mercati locali, con consegne a domicilio per clienti fidelizzati e per il passa parola e al momento non è prevista la vendita on-line. Invece per la carta d’aglio, ci racconta Rosa, che come gli altri prodotti viene venduta porta a porta (feste locali, matrimoni, compleanni, ecc.), si sta pensando a mettere in piedi a breve la vendita on-line e quindi tutta l’architettura logistica e software che questo comporta.

Gli altri prodotti, sempre con la logica della sostenibilità e circolarità ambientale, sono la pasta di farro (dai campi al mulino, prodotti biologici dal profumo intenso e da un gusto antico, molito a pietra e confezionato nel mulino La Spigolatrice), le uova (benessere animale, ambiente e alimentazione sono le tre parole chiave per produrre uova di qualità da parte di galline libere di razzolare in spazzi grandissimi dove trovano gran parte di quello di cui hanno bisogno) e i prodotti dell’orto (treccia di aglio, aglio fresco, cime di rapa e peperoncini, patate, fave, pomodorini).

Il sito dove prendere contatto e avere tutte le informazioni è: https://ildonodellerba.com/

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