Bianca, soffice e dal cuore morbido, la Burrata di Andria IGP rappresenta un’eccellenza della tradizione casearia pugliese. Questo latticino unico, prodotto con tecniche artigianali, è conosciuto per il suo sapore ricco e la consistenza cremosa che seduce i palati di chiunque lo assaggi.
Come altri formaggi tipici italiani, come il Pecorino Sardo o il Casu Marzu sardo, la Burrata di Andria rappresenta l'identità del suo territorio di origine. Queste specialità casearie, infatti, sono legate non solo alle tradizioni locali, ma anche alla cultura e alla storia delle regioni in cui nascono
Scopriamo le origini, le caratteristiche e i segreti che rendono questo formaggio un vero simbolo della Puglia.
Un po' di storia: dalle origini allo Scià di Persia
La burrata nasce all’inizio del XX secolo, durante una forte nevicata nella zona della Murgia, dove il casaro Lorenzo Bianchini ebbe l’idea di creare un involucro di pasta filata per conservare la stracciatella mista a panna.
Questa invenzione non solo permise di preservare il prodotto, ma diede vita a una prelibatezza dal sapore inimitabile. Un evento particolare contribuì alla fama internazionale della burrata: negli anni ’30, una menzione nella Guida del Touring Club portò la Burrata di Andria all’attenzione dello Scià di Persia, che ne divenne un assiduo estimatore. Oggi, questo formaggio continua a conquistare consensi in tutto il mondo.
La Burrata di Andria rappresenta un viaggio sensoriale unico, proprio come accade in alcune esperienze culinarie particolari che mirano a sorprendere con ambientazioni fuori dal comune.
Un esempio è il Rabbit Hole di Milano, un locale tematico ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie, dove gli ospiti vengono accolti in un mondo surreale per gustare dolci e tè in un’atmosfera da fiaba
Il processo produttivo artigianale che fa la differenza
La Burrata di Andria si distingue per il suo metodo di lavorazione artigianale, che richiede cura e precisione. La preparazione inizia con il latte vaccino, che viene pastorizzato e lasciato fermentare fino ad acquisire la giusta acidità.
Successivamente, il latte viene addizionato con caglio naturale, permettendo la coagulazione. La cagliata ottenuta viene poi filata manualmente in acqua calda, creando una pasta elastica.
Una parte di questa pasta viene tagliata in straccetti e mescolata alla panna fresca, formando il ripieno della burrata, chiamato “stracciatella”, mentre l’altra parte viene modellata in un involucro che racchiude e protegge questo ripieno morbido.
Tradizionalmente, le burrate venivano avvolte in foglie di asfodelo, una pianta spontanea delle Murge, che conferiva un aroma caratteristico. Oggi, per rispettare le normative europee, le foglie sono state sostituite da rivestimenti alimentari, che però evocano ancora l’antico rituale. La Burrata di Andria IGP è facilmente riconoscibile dalla sua superficie liscia e bianca e può variare dai 100 grammi, nelle versioni più piccole, fino a superare il chilo.
Come gustarla e abbinarla in cucina
La burrata si presta a una varietà di preparazioni, ma spesso il modo migliore per apprezzarla è gustarla al naturale. Servita su una fetta di pane tostato o su focaccia pugliese, con un filo di olio extravergine d’oliva e magari accompagnata da pomodori secchi, esprime al massimo il suo sapore ricco e burroso.
In cucina, la burrata può essere usata per arricchire pizze, condire piatti di pasta o aggiungere un tocco cremoso alle insalate. Celebre è la ricetta dello chef Alfonso Iaccarino che abbina la burrata a un risotto alla barbabietola, creando un piatto che celebra l’equilibrio tra tradizione e innovazione.
Per quanto riguarda la conservazione, la burrata andrebbe mantenuta in frigorifero a circa 4°C e consumata entro pochi giorni. Si consiglia di tirarla fuori dal frigo almeno un’ora prima del consumo, per assaporare appieno la cremosità del suo ripieno.
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