Il Pangiallo Romano, conosciuto anche come "Pan Giallo," rappresenta per i romani ciò che il panettone è per i milanesi e la cassata per i siciliani. Si tratta di un dolce tipico del periodo natalizio e ha una storia che affonda le radici nell’antica Roma.
Originario del I secolo a.C., questo dolce veniva preparato durante il solstizio d'inverno per simboleggiare la luce del sole e propiziare il ritorno della primavera. Gli ingredienti principali sono miele, frutta secca come noci e uvetta, e spezie come lo zafferano, che conferisce al dolce il suo caratteristico colore dorato.
Sebbene meno conosciuto fuori dal Lazio, il Pangiallo conserva ancora un posto speciale nella tradizione dolciaria romana, richiamando il legame profondo con la storia della Città Eterna.
Il legame con il solstizio d'inverno e la tradizione pagana
Durante l’antica Roma, le celebrazioni stagionali erano dedicate a divinità che rappresentavano la natura e gli elementi. Con l’arrivo dell’inverno, i romani celebravano il "Dies Natalis Solis Invicti," una festività dedicata alla rinascita del sole invincibile, istituita dall'imperatore Aureliano il 25 dicembre.
In questo contesto, il Pangiallo divenne un dono speciale che le famiglie si scambiavano per augurare il ritorno della luce e del bel tempo. La crosta dorata del dolce, realizzata con spezie o con uno strato di pastella d’uovo, simboleggiava il sole e riscaldava simbolicamente le case romane nei mesi più bui.
Quando il cristianesimo divenne religione di Stato, le antiche usanze non furono dimenticate. Il Pangiallo rimase una delle preparazioni simboliche della tradizione romana e, fino al XIX secolo, veniva preparato soprattutto nelle case laziali per il giorno di Natale. L'usanza ha resistito al tempo e oggi questo dolce è ancora apprezzato come simbolo di speranza e prosperità.
Varianti moderne e il "Pangiall'oro" di Angelo Colapicchioni
Oggi, sebbene la popolarità del Pangiallo sia diminuita a favore di dolci natalizi più commerciali, alcune pasticcerie, come l’Antico Forno Pasticceria di Angelo Colapicchioni, mantengono viva questa tradizione.
Situato nel cuore di Roma, il forno è uno dei pochi luoghi in cui è possibile trovare il Pangiall'oro, una variante esclusiva realizzata con ingredienti di altissima qualità, come pistacchi siciliani, nocciole romane, pinoli, mandorle e miele naturale. Questa versione, priva di zuccheri aggiunti, è amata sia per il gusto unico sia per le sue proprietà salutari.
Oltre al Pangiall'oro, esistono diverse varianti del dolce nella regione Lazio. Ad esempio, il Pangiallo Viterbese incorpora una nota speziata di pepe, probabilmente influenzata dal Panpepato umbro, mentre alcune versioni moderne sostituiscono la tradizionale crosta gialla con una copertura di cioccolato per un gusto ancora più ricco.
Tuttavia, la ricetta autentica, come descritta nel "De re coquinaria" di Apicio, conserva la semplicità degli ingredienti originali, celebrando l’eleganza della frutta secca e del miele.
Oggi, il Pangiallo rappresenta molto più di un semplice dolce: è un pezzo di storia che racchiude il calore della tradizione romana e l’augurio di un futuro prospero. Nonostante le sue variazioni, il suo significato rimane invariato, e ogni morso regala il sapore di un’antica festività che ha superato i secoli, portando in tavola un dolce “solare” che riscalda anche i cuori più moderni.
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