Couscous trapanese: un’eredità tra Sicilia e Nordafrica
Il couscous trapanese è un piatto iconico della cucina siciliana, simbolo di un incontro secolare tra culture del Mediterraneo. Questo piatto, oggi considerato una prelibatezza della costa occidentale dell'isola, ha origini antiche che affondano nelle tradizioni arabe e nordafricane.
Nelle regioni del Maghreb, tra cui Marocco e Tunisia, il couscous era preparato già in epoca medievale e serviva come alimento base, data la sua facilità di conservazione e di trasporto nei lunghi viaggi.
Da lì, giunse in Sicilia probabilmente tra il IX e l'XI secolo, durante la dominazione araba. È stato poi conservato e rivisitato dai siciliani fino a trasformarlo in una specialità locale.
Le prime testimonianze italiane sul couscous risalgono al Cinquecento: Giovanni Battista Ramusio lo menziona nel suo "Delle navigazioni et viaggi" del 1550, dove descrive i costumi alimentari delle popolazioni marocchine e l’utilizzo del “cuscusu” come accompagnamento a carne e legumi.
Couscous trapanese: un piatto di mare e terra
Il couscous trapanese si distingue per l’aggiunta del pesce, un elemento che lo rende unico rispetto alle versioni di couscous diffuse in Nord Africa, dove è più comune trovarlo servito con carne d'agnello.
La scelta del pesce come ingrediente principale nasce dalla vicinanza della città di Trapani al mare e dalla disponibilità di specie ittiche fresche come cernie, scorfani, gronchi e frutti di mare.
Nella sua preparazione, la semola viene lavorata a mano e cotta a vapore su una base di brodo di pesce, ottenendo così un sapore ricco e profondo, arricchito da spezie e aromi mediterranei come alloro, aglio e prezzemolo.
Questo piatto è tutt’oggi protagonista in occasione di festività e celebrazioni locali e viene preparato secondo un rito ben preciso, che prevede la cottura in un’apposita pentola forata, detta couscoussiera.
Il couscous viene poi servito con il pesce e il brodo di cottura, il tutto accompagnato da una salsa di estratto di pomodoro e peperoncino che dona una leggera piccantezza al piatto. Questo rituale e l’attenzione ai dettagli riflettono la tradizione tramandata di generazione in generazione, e sono la testimonianza della connessione tra la Sicilia e il Nordafrica.
Il couscous in altre regioni d’Italia
La diffusione del couscous non si limita alla Sicilia: in Sardegna, ad esempio, si è sviluppato il “cascà” di Carloforte, importato dai pescatori liguri stabilitisi sull’isola di San Pietro. Diversamente dal couscous trapanese, il cascà viene condito solo con verdure, come cavolfiori, ceci e zucchine, senza carne né pesce.
A Livorno, il piatto è entrato a far parte della tradizione locale grazie agli ebrei sefarditi, che lo preparano con verdure in umido e polpette di vitello, creando così una versione dal sapore unico.
In Sicilia, tuttavia, il couscous alla trapanese resta una preparazione emblematica, capace di rappresentare l’intera storia dell’isola e il suo legame profondo con le culture del Mediterraneo.
Negli ultimi anni, questo piatto ha ricevuto riconoscimenti e celebrazioni, come il Cous Cous Fest di San Vito Lo Capo, evento annuale che attira visitatori da tutto il mondo, valorizzando il couscous trapanese come espressione autentica della cucina siciliana.
Il couscous trapanese, quindi, non è solo un piatto, ma un patrimonio che racconta di viaggi, scambi e tradizioni.Ogni boccone rivela la fusione di sapori marini e aromi mediterranei, rendendolo un'esperienza che celebra la ricchezza culturale della Sicilia e del Mediterraneo, un po’ come accade per le più significative tradizioni culinarie che si festeggiano in tutto il mondo.
La sua origine araba e la reinterpretazione siciliana ne fanno una ricetta unica, amata da locali e turisti per la sua combinazione di sapori marini e aromi mediterranei.
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