MILANO. Milano rimane sempre, e meravigliosamente, da bere: ne è testimone e protagonista l’ultimo prodotto che questa trascinante città ci ha regalato. Parliamo del Bitter Fusetti, un liquore sbocciato da poco ma che si è già fatto conoscere e apprezzare. D’altra parte, come diceva il grande scrittore sarcastico Ambrose "Bitter" Bierce, nel Dizionario del diavolo, “le nazioni più dedite alla nobile arte del bere sono all'avanguardia della civiltà e della potenza”.
Già, perché il Bitter Fusetti, nato soltanto da un paio d’anni, produce oggi oltre 100.000 bottiglie l’anno ed è commercializzato non solo in Italia ma anche nel mondo in vari paesi come Spagna, Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Svizzera, Lussemburgo, Cipro, Malta e Hong Kong.
Se per molti la pandemia non ha avuto effetti positivi sulla creatività, questo non si può certo dire per i creatori del Bitter Fusetti, che proprio in quel periodo immaginano e inventano per questo liquore lo spazio industriale che in apparenza sembrava non averne. Come ci racconta Flavio Angiolillo “lo abbiamo ideato in pieno periodo di lockdown, quando ci si riposa c’è più tempo di pensare alle cose…”.
La scommessa quindi alla domanda del perché ci si butti oggi a produrre un bitter è chiara. “Perché abbiamo visto che al giorno d’oggi nessun prodotto è voluto andare nel mondo del bitter - sottolinea Angiolillo - sarà per paura, perché si pensa che nessun prodotto può essere migliore del solito bitter, nessuno gli si vuole mettere accanto e ha tutti i suoi pensieri su quell’idea. Però noi siamo andati oltre. Abbiamo una nostra distilleria, si è iniziato a lavorare su quello e fare delle prove, vedere se funzionava, e abbiamo visto che poteva uscire un prodotto veramente migliore”.
La storia dei bitter ci racconta un percorso singolare di questo liquore, nato per essere utilizzato per scopi medici, prima della penicillina, per il forte contenuto di alcol e dei principi attivi delle botaniche utilizzate. Per questo motivo non era tenuto in conto il gusto e l’aroma amaro, da qui il nome bitter derivato appunto dall’inglese. Il particolare colore rosso arancio, che assumerà nel corso del tempo, invece serviva alla stimolazione visiva per accentuarne l’effetto tonico e eccitante, e derivava dall’estrazione che si faceva dalla cocciniglia indiana (100.000 insetti per un chilo di colorante). Oggi oltre che per i costi, occorre anche tenere conto, in termini di mercato, della sensibilità sostenibile, vegetariana e vegana, e si usano prodotti di sintesi.
La produzione poi, per l’uso che se ne faceva, prevedeva anche piccoli formati per essere trasportato facilmente da soldati e marinai. Solo con la seconda metà dell’Ottocento, quella che sarà denominata l’età d’oro dei cocktail americani, il prodotto assumerà quelle caratteristiche che lo hanno portato fino ad oggi e dunque venire anche usato, oltre che per bevanda, anche nei classici e leggendari cocktail come il Manhattan e l’Old Fashioned (alcuni li datano al 1874 e 1895).
Tornando al Bitter Fusetti e al periodo della pandemia, dove nasce lo studio del liquore. Continua Flavio Angiolillo: “Abbiamo lavorato sei mesi sulla ricetta, poi per il marketing siamo stati abbastanza immaginari, abbiamo molta inventiva, e da lì ci siamo messi a lavorare e abbiamo visto che poteva funzionare, abbiamo fatto la grafica della bottiglia e siamo partiti”.
E lo spazio economico si è aperto: "Certo, perché all’inizio pensavamo ad una nicchia di persone, ma le persone non erano felici del solito bitter, come prima quando c’era il Martini bianco e tutti pensavano che non ci fosse niente di più buono e poi sono arrivati altri vermouth, e quindi si è occupato lo spazio incredibile che si era aperto. Siamo stati sorpresi veramente tanto, ed è stato bellissimo.”
Interessante è anche il perché è stato scelto il nome Fusetti. Risponde ancora Flavio: “Abbiamo provato per qualche mese il prodotto in uno dei nostri locali (il locale sui Navigli è l’Iter ed è uno di quelli nati dalla collaborazione tra Fundeghera 1939, dei fratelli Mattia e Luca Vita, e Farmily Spirits di Flavio Angiolillo), ed è lì che abbiamo ricevuto questo grande feedback. E succede che questo locale è in via Mario Fusetti, e da lì abbiamo detto chiamiamolo Fusetti, perché suona bene, e soprattutto funzionava molto bene”.
Ma chi era Fusetti, a cui Milano ha intestato la via? Mario Fusetti (Milano, 16 agosto 1893 – Sass de Stria, 18 ottobre 1915) è stato un militare, sottotenente, un eroe italiano che a soli 22 anni muore in guerra per un’azione eroica contro gli austriaci, e per questo degno della medaglia d’oro al valor militare. I suoi resti non furono mai ritrovati, però lo si ricorda con un monumento al Sacrario militare di Pocol e una via ferrata che gli alpini, nel 2018, gli dedicarono e che ripercorre i passi che Fusetti e gli altri militari percorsero nella tragica impresa.
Per celebrare il prodotto sono state ideate delle produzioni limitate annuali che si affiancano a quelle del loro prodotto classico, che vogliono ancora aumentare, “ma, prosegue Angiolillo, ogni anno per il compleanno facciamo uscire 1893 bottiglie di una edizione limitata che quest’anno era a base di whisky, perché non esiste al mondo un bitter a base di whisky. Il secondo che abbiamo fatto è stato invece a base di cioccolato".
Ma di cosa è composto il liquore? Qual è la miscela e l’alchimia che lo ha reso così richiesto? “Già usiamo meno zuccheri all’interno rispetto al solito bitter - conclude Angiolillo - ma abbiamo trovato l’equilibrio molto più adeguato, molto più bilanciato del sapore grazie al quassio, la china, la genziana, il rabarbaro, l’arancia amara e il chinotto ed è lì in quell’equilibrio che è stato fatto un ottimo lavoro nel nostro prodotto per la sua specificità e particolarità”.
Queste piante così peculiari sono il visto d’ingresso per questo mondo sempre nuovo: il futuro della passione e della ricerca innovativa che si trasforma in imprenditorialità. È la vita dei bitter e allo stesso tempo il collegamento con la tradizione e il passato che magicamente contengono, se ci pensa e ci si sofferma, il filo d’Arianna che lega magicamente il nome del liquore al giovane aviatore eroe del 1915. Fusetti morì in montagna, quella stessa montagna dove cresce una di queste piante ed è bello pensare che i suoi resti giacciano accanto ad uno stelo di genziana blu.
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https://www.instagram.com/flavioangiolillo/
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