RIVOLI (Torino). Siamo a Rivoli, in Piemonte a pochi passi da Torino, dove un giovane imprenditore agricolo, Paolo Pierro, è riuscito nell'impresa di riportare alla luce un vino che da queste parti veniva prodotto addirittura 800 anni fa. Si tratta del Nebbiolo di Rivoli, “Nibiol” in dialetto, che Paolo ha coltivato dopo esserne venuto a conoscenza tramite un antico documento scoperto da Carlo Beltramino dell’associazione culturale «La Meridiana».
Beltramino ha ritrovato nell’archivio di Stato una pergamena che lo certifica. «De exitu vinearum de Nibiol hoc anno 1266 CCC sextarii», si afferma nell’antico documento che attesta che nel 1266 la produzione del pregiato vino rivolese era stata di 300 sestari, più di 12mila litri. Pierro ha così deciso coraggiosamente di lanciarsi in questa avventura.
“La nascita dell'idea deriva, come spesso accade, ad un momento di bisogno di cambiare vita, sia dal punto di vista lavorativo sia come stile di vita – racconta Paolo Pierro. Durante un passato da progettista meccanico, dove spazi chiusi e un pc come unico panorama rendevano le giornate eterne, vengo a conoscenza del primato della mia città natale e del documento scoperto da Carlo Beltramino. Si tratta del rotolo della Castellania di Rivoli (1264-1266), dove il castellano era Umberto de Balma e nei conti del 1266, esattamente nell'articolo 65, paragrafo 1, mazzo 1, rotolo 1, riportava la coltivazione di questo vino”.
Così nel 2014 in Paolo matura l'idea di formarsi nel settore vitivinicolo, lascia il precedente lavoro e nel 2016 fonda la sua azienda con l'obiettivo di riportare il Nebbiolo nella sua culla d'origine. “Partendo da zero, nell'anno di apertura sono stati acquistati i terreni e l'anno successivo effettuati i primi impianti di Nebbiolo – spiega Paolo Pierro - i vigneti (Vigna Raffaele dedicata a mio padre e Vigna Angiolina a mia nonna) sono nella collina morenica, nel versante a sud con vista su Torino. Dopo tre anni dal primo impianto, nel 2019 arriva finalmente la prima vendemmia. Un piccolo quantitativo, dopo tre anni di affinamento tra barrique e bottiglia si tramutano nelle prime 575 bottiglie di Nibiol 2019 - Piemonte DOC”.
La produzione poi aumenta sempre di più e oggi si assesta sulle duemila bottiglie all'anno. “Come produttore – specifica Paolo Pierro - la mia filosofia è che il vino sia specchio del duro lavoro fatto in vigna, quindi si possa definire un vino naturale con magari un pizzico di fondo, ma con la pienezza del frutto e i riflessi del legno ed una maturazione che segue i ritmi naturali e non forzata. Parliamo di una bottiglia importante, un modello borgognotta che protegge un prodotto vivo e delicato come solo un vino longevo ha bisogno”.
Il Nebbiolo presenta un colore rubino intenso con i tipici riflessi dati dal legno di rovere delle barriques. In bocca risulta pieno con il tannino giovane che suggerisce, una volta posseduto, di tenerlo a riposare ancora un paio d'inverni. I frutti rossi al palato risultano distinti e all'olfatto si amalgamo con la vaniglia donata dal rovere. Paolo ci dà anche dei suggerimenti per la cucina.
"Avere la possibilità di abbinarlo ad un piatto a base di selvaggina, in un secondo elaborato, sarebbe l'ideale. Naturalmente si accosta benissimo ai piatti della tradizione piemontese, partendo dalle acciughe al bagnetto verde, passando per i ravioli del plin con sugo d'arrosto per concludere con un brasato con patate. Consiglio che il vino per tradizione e cultura sia sempre bevuto a pasto per non svilirlo a semplice bevanda passatempo e il valore aggiunto del produrre uno dei pochi prodotti che ha ancora la radicalizzazione con i territorio, mi rende orgoglioso”.
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